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Il Ritorno del Frumento.


E’ bello girare per le campagne e vedere come il frumento sia tornato ad occupare lo spazio che merita e quindi ogni fazzoletto di terra possibile. E’ bello vedere come l’agricoltura del grano sia tornata a dare un reddito accettabile, quello che ogni attività produttiva dovrebbe garantire. Le quotazioni di mercato del grano nell’ultimo anno hanno dato sostenibilità al settore, dopo lunghi periodi trascorsi a lavorare solo per ammortizzare macchinari e aziende agricole con quest’ultime che il reddito dovevano tirarlo fuori da tutto fuorché dalla coltivazione del grano. Sembra assurdo ma è la pura e semplice verità e noi che viviamo nel settore conosciamo le difficoltà che molte aziende hanno vissuto per via di un prezzo del grano per molti anni a prezzi molto bassi e non sufficienti a garantire reddito. Potrà sembrare strano ma quella del grano è stata una delle tante situazioni limite dell’agricoltura italiana, spesso vittima delle quotazioni internazionali e dello strapotere della distribuzione organizzata. Oggi chi si lamenta della strategia dei produttori, restii a vendere il loro grano in attesa di una ulteriore crescita della quotazione, sono le stesse persone che per lunghi anni hanno ignorato l’esigenza di dare sostenibilità a questo importante ramo della produzione agricola italiana. Il mercato è così ed è sempre stato spietato per i produttori che oggi oltre alla voce entrate, vedono in attiva e preoccupante crescita anche quella uscite e c’è veramente poco di cui rallegrarsi. Il grano nel frattempo è tornato protagonista nei campi e questo basta a renderci felici.

Sovversivi?

I sovversivi del gusto hanno da mesi un blog, trafficato, seguito, dibattuto, combattuto ma poco alimentato, a parte qualche autore di cui in questi giorni si denuncia l’assenza. Ai rivoluzionari non manca mai l’umiltà per scrivere e per portare avanti i propri sogni e le proprie battaglie e soprattutto per veicolare il proprio credo. Definirsi sovversivo e poi passare più tempo a guardare indietro anziché avanti non ha senso. Trascorrere settimane a cercare colpevoli e ad accusare tizio o caio di aver compromesso un’iniziativa (azione con un fine determinato) nel tentativo di lavarsi la propria coscienza non è sovversivo e rivoluzionario. Il vero rivoluzionario si prende le proprie colpe (a volte anche quelle degli altri), ammette i propri sbagli e va avanti, non si ferma, come faranno alcuni di noi. C’è un libro che ci rappresenta tutti; io ed il Corsaro senza indugio l’abbiamo esposto anche sabato e domenica a Golosaria nel Monferrato, due copie vicine posizionate nelle pagine delle rispettive aziende e sfogliate da migliaia di persone. Un libro di questo tipo e così bello anche se carente dal punto di vista del testo dovrebbe rappresentare un’identità comune ma così non è. La triste realtà è questa e sovversivi del gusto non ha alcun senso perché non glielo si è voluto dare. Non basta prendere un nome per poi pensare di metterci dentro quello che si vuole. Le parole hanno un loro significato preciso e alcune in particolare non si prestano a fraintendimenti e sovversivi è una di queste. Per mesi si è irriso chi parlava di filosofia, di 4 righe di impegno. Oggi è questo che manca ed è brutto continuare a girare attorno ad una rotonda perché non si sa quando svoltare.

Sovversivi del gusto potrà un giorno essere un marchio ma se non saprà rendere onore al significato della parola “sovversivo”, non avrà senso e sarà solo un contenitore..

Veri Sovversivi del gusto non lo si è dandosi un nome ma nei fatti.

Tornando al blog, non è la prima volta che affonda e che se tacciono i soliti (a scanso di equivoci quelli che hanno scritto i ¾ degli articoli presenti su questo blog), gli altri “sovversivi” non hanno nulla da dire (scrivere). Per scatenare la bagarre e per ridare fiato a chi ora tace basterebbero pochi post di quelle 3 o 4 persone che ci credono/evano sul serio. Ma questo non è più possibile, siamo all’adunata è chi è veramente sovversivo deve trovare la forza, il coraggio e soprattutto l’umiltà per scrivere e dare linfa a questo blog. Il blog è oggi uno strumento indispensabile e sdg.simplicissimus.it per buona pace di tutti ha comunicato molto, autonomamente e per mano di alcuni in modo vero e onesto, guadagnandosi le attenzioni e la considerazione di molte persone ed esperti del settore. Nella vita e nel lavoro serve determinazione, nel blog lo stesso. Gli argomenti spazzano sempre via le polemiche; certo, bisogna averli ma è dura considerarsi sovversivi se non si ha niente da dire.

I consumatori lamentano di non avere alternative all’acquisto di prodotti di massa, i prezzi aumentano ma i produttori spesso non incassano una lira in più (vedi latte). Si dice che la carne è cara ma ci sono macellerie autogestite da allevatori che vendono pregiate carni da bollito anche a 4 € al kg. Nelle tavole degli italiani impazzano i prodotti contaminati, spesso provenienti dall’estero. I consumatori lamentano che non si sa più come scegliere i ristoranti visto il trattamento che alcuni riservano loro ed iniziano ad interrogarsi sulle materie prime che questi utilizzano. Nemmeno la pizza è quella di una volta, fatta con la vera mozzarella. Neanche il pane, come ho scritto tempo fa, per non parlare poi delle farine e della loro qualità, quest’ultima: “parola grossa”, se è vero che uno dei primi requisiti di qualità della materia prima che si usa per produrle è l’adeguata disinfestazione delle stesse. Ci sono produttori che escono dai consorzi di tutela pur essendo i tenutari dell’eccellenza. Si certifica tutto e il contrario di tutto.

Non c’è nulla da dire e da scrivere vero? Eppure siamo tutti sovversivi.

Dimenticavo, vicino a noi a Golosaria c’era un grande allevatore di capre, un vero rivoluzionario. Sempre a Golosaria ha destato grande interesse in alcuni consumatori l’orto digitale di Francesco Travaglini.

E’ semplice, basta muoversi fare, parlare e scrivere.

 

Tirate fuori grinta e determinazione se le possedete invece di proseguire questa triste scenetta fatta di vittimismo e di caccia ai colpevoli, presunti autori delle malefatte da voi stessi commesse.

Cannabis, serve chiarezza.

Mentre la “canna” sta diventando per i giovani sempre più feticcio e il mondo politico si interroga su come regolamentarne l’uso, a mancare è sempre la corretta informazione, quella che sarebbe utile a migliaia di ragazzi che corrono sulla propria pelle molti rischi.

La cannabis è una droga in quanto può provocare dipendenza psichica. Pesante o leggera è sempre droga, anche se non da dipendenza fisica. Quantitativi minimi di assunzione (consumo occasionale e in minima quantità) possono creare problemi trascurabili ma il rischio principale è dato dall’intensificazione del consumo. Consumi quotidiani di cannabis sono pericolosi e possono provocare problemi psichici e fisici.

La cannabis provoca alterazioni spazio temporali, il suo consumo non è quindi compatibile con molti momenti della nostra vita in cui è indispensabile avere lucidità, nel rispetto della nostra vita e di quella delle persone che ci circondano.

Il consumo di cannabis è sconsigliabile, anche se può anche non avere controindicazioni se utilizzata con la dovuta maturità e con il giusto criterio, caratteristiche che mancano soprattutto ai più giovani.

Approfondimenti: link1, link2, link3.

Pubblicato su Tossic. 

Voglia di Fragole, attenzione alla qualità.

In questo periodo c’è tanta voglia di fragole ma spesso quelle reperibili sul mercato sono di pessima qualità. E’ assurdo acquistare una vaschetta di fragole, doverne buttare via la metà e provare disgusto nel mangiare le altre sentendo anche il gusto e l’odore di fitofarmaci. E’ assurdo ma succede e mi si consenta di dire che succede quasi esclusivamente con i prodotti di importazione. Le fragole prodotte in Italia sono più buone e sicure. In definitiva il consiglio che mi sento di dare è di selezionare accuratamente le fragole al momento dell’acquisto e di preferire il prodotto nazionale.

Etichettatura: lo strano caso del riso.

Ieri sera ho partecipato ad un’importante riunione del CVR (Consorzio Vendita Risone), del quale l’azienda della mia famiglia è socia. Era una riunione particolare perché vedeva tra i partecipanti gli industriali del riso, che sono coloro che acquistano dagli agricoltori il risone (riso grezzo) e lo raffinano. E’ stato un’incontro positivo, che mi ha permesso di capire molte cose. Voglio però soffermarmi su un concetto che è emerso in seguito ad una mia domanda. Riassunto in poche parole il concetto è che in una confezione di riso che io acquisto al supermercato, o in un negozio, al mercato, in riseria oppure in un’azienda agricola, e lo acquisto perché vedo che si tratta di Carnaroli, oppure di Arborio, Sant’Andrea, Baldo, Vialone nano o Roma, non ho la certezza che all’interno della confezione vi sia la varietà scritta in etichetta. Perché?
Sembra che la legge italiana consenta di utilizzare varietà similari, utilizzando però il nome della varietà più pregiata!
Serve chiarezza, e tenteremo di farla; per certo posso dire che molte delle varietà similari sono qualitativamente molto al di sotto delle varietà sopra citate.

Pubblicato su Agricoltura. 

Vogliamo Chiarezza.

L’agricoltura italiana è grande! Sfido chiunque a dimostrare che i prodotti agricoli stranieri sono più buoni dei nostri. Ho scritto più buoni perchè non sempre questo parametro è coadiuvato da altre indispensabili caratteristiche come la salubrità.
Perchè dico questo? lo dico perchè in Italia siamo invasi da prodotti agricoli provenienti dall’estero che presentano residui chimici (dovuti all’impiego di insetticidi e fitofarmaci) di gran lunga superiori rispetto agli omologhi prodotti di casa nostra!
E’ vero? Vogliamo chiarezza!
In attesa che qualcuno ci dimostri il contrario, la soluzione l’abbiamo a portata di mano!
Si chiama Agricoltura Italiana!

N.B. Questo è il primo articolo che ho pubblicato sul mio primo blog Agricoltura