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Dal Fuel Surcharge al coefficiente che servirebbe anche all’agroalimentare.

Lo chiamano Fuel surcharge e mediante un coefficiente ricavato sull’incremento del prezzo del carburante aumentano la tariffa della spedizione. Questo fanno ormai tutti i corrieri ma mi chiedo se a farlo non sarebbe opportuno fossero anche tutti i produttori che vedono incrementare inesorabilmente i costi di materiali di consumo e servizi in funzione della quotazione del petrolio. Non c’è margine di dubbio e al petrolio sono legate tutte le materie prime che incrementano il loro prezzo seguendo la crescita dell’oro nero. L’incremento del prezzo è divenuto ormai automatico con i listini che vengono aggiornati con grande frequenza o con l’applicazione di coefficienti tipo il fuel surcharge. C’è però un settore slegato da questo meccanismo che subisce l’incremento dei costi ma riesce a stento ad applicare i conseguenti aumenti a quanto produce. Si tratta del settore agroalimentare, prigioniero forse della distribuzione, che vede come unico mezzo per limitare i prezzi al consumo, il rigore nei confronti dei fornitori. Assistiamo così a situazioni estremamente difficili come quelle recenti con aziende costrette a vendere al limite del sottocosto pur di non perdere clienti importanti che metterebbero in crisi il loro assetto produttivo. Questo è un sistema che non va bene perché per nulla equo. A mio avviso anche l’agroalimentare ha bisogno del suo coefficiente per aggiornare i listini e per cautelarsi dall’inesorabile crescita della voce costi.

L’Europa ha tradito, il rialzo esponenziale dei tassi ha messo in ginocchio le famiglie e la fiducia nell’Euro. Quest’Europa delle banche la sentiamo sempre un po’ meno nostra.

Sono moltissimi gli italiani che hanno fatto mutui a tasso variabile, compreso il sottoscritto e che hanno subito l’impennata delle rate dovute all’innalzamento dei tassi. Impegnarsi in un mutuo è la cosa più naturale per giovani e famiglie desiderosi di crescere e di dare stabilità al proprio futuro. E’ la cosa più naturale anche per il settore del credito, quella di finanziare progetti concreti come l’acquisto della prima casa. A non essere normale è la crescita che hanno avuto i tassi negli ultimi due anni e che hanno ridotto sul lastrico moltissime famiglie della nostra Nazione. L’Europa è più delle banche che non del suo popolo, il dubbio che c’è sempre stato ora ci sembra certezza e siamo preoccupati per i risvolti sociali che questa frattura potrebbe determinare. Le famiglie costrette a svendere perché il loro mutuo è diventato insostenibile rappresentano una frattura difficilmente sanabile anche perché le ragioni dell’impennata dei tassi sono ai più non chiare.
Personalmente invito tutti a non mollare anche se è difficile andare avanti anche perché non c’è più fiducia nei confronti del settore del credito e nelle istituzioni che dovrebbero garantire stabilità. Privilegiare le grandi rendite finanziare a scapito della piccola impresa e della famiglia fa perdere solidità alla nostra società e costituirà un freno allo sviluppo.
Un’altra raccomandazione che mi sento di fare è quella di riprendere l’abitudine di contrattare ripetutamente i servizi e le condizioni che le banche ci applicano, non avendo il timore di spostarsi da un’istituto all’altro, troppe certezze diamo come clienti e spesso veniamo ripagati

L’Europa delle banche alza nuovamente i tassi, ulteriore stangata per chi ha un mutuo.

Secondo il Presidente della BCE Trichet, la politica monetaria europea resta accomodante, nonostante il continuo lievitare dei tassi.
Un rialzo dei tassi di un punto e mezzo in poco più di un anno è secondo Trichet politica monetaria accomodante, buono a sapersi.
Quest’ennesimo rialzo è invece secondo il mio modesto parere, di persona che se li è subiti tutti e subirà anche questo, il frutto di una vergognosa politica monetaria, che grava sempre in misura maggiore sulle famiglie e sui piccoli imprenditori a esclusivo vantaggio delle grandi rendite finanziarie. Questo continuo tirare la corda avrà ripercussioni sulla nostra società e sulle nostre famiglie, sempre più nella morsa della voce costi, ormai insostenibili.
Giusto perché ne parlo da tempo questo è il link.