Etichettatura: lo strano caso del riso.

Ieri sera ho partecipato ad un’importante riunione del CVR (Consorzio Vendita Risone), del quale l’azienda della mia famiglia è socia. Era una riunione particolare perché vedeva tra i partecipanti gli industriali del riso, che sono coloro che acquistano dagli agricoltori il risone (riso grezzo) e lo raffinano. E’ stato un’incontro positivo, che mi ha permesso di capire molte cose. Voglio però soffermarmi su un concetto che è emerso in seguito ad una mia domanda. Riassunto in poche parole il concetto è che in una confezione di riso che io acquisto al supermercato, o in un negozio, al mercato, in riseria oppure in un’azienda agricola, e lo acquisto perché vedo che si tratta di Carnaroli, oppure di Arborio, Sant’Andrea, Baldo, Vialone nano o Roma, non ho la certezza che all’interno della confezione vi sia la varietà scritta in etichetta. Perché?
Sembra che la legge italiana consenta di utilizzare varietà similari, utilizzando però il nome della varietà più pregiata!
Serve chiarezza, e tenteremo di farla; per certo posso dire che molte delle varietà similari sono qualitativamente molto al di sotto delle varietà sopra citate.

Pubblicato su Agricoltura. 

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