Category Archives: Riso

La mia azienda: la mietitrebbiatrice in azione.

Il taglio del riso Sant’Andrea, nella foto un particolare della barra falciante.

Pubblicato su Agricoltura.

La mia azienda: ecco il primo riso Sant’Andrea

Finalmente è iniziato il taglio del riso. Nella foto si può vedere il primo riso raccolto che viene scaricato in un rimorchio prima di essere trasportato in azienda, dove verrà pulito ed essiccato.

Pubblicato su Agricoltura.

La mia azienda: è iniziata la mietitura del riso Sant’Andrea

Oggi, sabato 24 settembre abbiamo iniziato la mietitura del riso Sant’Andrea. Il riso Sant’Andrea è una storica varietà di riso della Baraggia, la mia zona. Il riso che stiamo tagliando, è stato coltivato in conformità al disciplinare del riso Sant’Andrea Piemonte DOP.

Pubblicato su Agricoltura. 

La mia azienda: inizia la mietitura del riso Sant’Andrea

Il riso Sant’Andrea (storica varietà coltivata in Baraggia) è vicino alla maturazione completa. Domani probabilmente iniziamo la mietitura.

Pubblicato su Agricoltura. 

Etichettatura: il caso del riso Arborio.

La legge italiana non tutela produttori e consumatori di riso Arborio.
E’ proprio vero! La legge italiana sul commercio del riso non tutela i produttori di riso Arborio. Non tutela però neanche i consumatori, che convinti di mangiare Arborio, mangiano invece Volano. Mentre l’Arborio è uno dei risi italiani più tradizionali e famosi al mondo, il Volano, pur essendo coltivato da molti anni, è conosciuto esclusivamente come surrogato dell’Arborio. Inoltre, Arborio e Volano sono solo apparentemente simili, in concreto hanno però molte diversità. Per ora mi occupo solo delle differenze economiche e di profitto tra Arborio e Volano, che tanto per cambiare, anche in questo caso sono quelle che hanno la meglio. L’Arborio grazie alle sue peculiarità è molto conosciuto in Italia ed a livello internazionale, ma quello che conta è che ha “il nome”! Il Volano invece, non ha il nome, è simile all’Arborio, è più produttivo ed ha una maggior resa alla lavorazione. In sintesi, l’industria del riso può comprare indifferentemente Arborio o Volano, ed etichettarlo tutto come Arborio. Per come la vedo io, è come vendere il Cortese come Roero Arneis, ma fortunatamente il mondo del vino questi sbagli non li commette. Se per il vino si cerca di esaltare le peculiarità, per il riso invece si cerca di reprimerle, uniformando tutto per semplici ragioni commerciali.
Questo però non è corretto nei confronti dei consumatori, che se comprano Arborio devono avere Arborio e non a loro insaputa un suo surrogato! Non è corretto neanche nei confronti dei tenaci produttori di riso Arborio, il cui mercato è surclassato e condizionato dall’ingente offerta di Volano, che ne fa abbassare notevolmente la quotazione.
La legge italiana sul commercio interno del riso, deve a mio avviso essere rivista. Le peculiarità del nostro riso devono essere esaltate e non represse, ma soprattutto devono essere rispettati i consumatori.

Pubblicato su Agricoltura. 

La legge italiana non tutela produttori e consumatori di riso Arborio.

E’ proprio vero! La legge italiana sul commercio del riso non tutela i produttori di riso Arborio. Non tutela però neanche i consumatori, che convinti di mangiare Arborio, mangiano invece Volano. Mentre l’Arborio è uno dei risi italiani più tradizionali e famosi al mondo, il Volano, pur essendo coltivato da molti anni, è conosciuto esclusivamente come surrogato dell’Arborio. Inoltre, Arborio e Volano sono solo apparentemente simili, in concreto hanno però molte diversità. Per ora mi occupo solo delle differenze economiche e di profitto tra Arborio e Volano, che tanto per cambiare, anche in questo caso sono quelle che hanno la meglio. L’Arborio grazie alle sue peculiarità è molto conosciuto in Italia ed a livello internazionale, ma quello che conta è che ha “il nome”! Il Volano invece, non ha il nome, è simile all’Arborio, è più produttivo ed ha una maggior resa alla lavorazione. In sintesi, l’industria del riso  può comprare indifferentemente Arborio o Volano, ed etichettarlo tutto come Arborio. Per come la vedo io, è come vendere il Cortese come Roero Arneis, ma fortunatamente il mondo del vino questi sbagli non li commette. Se per il vino si cerca di esaltare le peculiarità, per il riso invece si cerca di reprimerle, uniformando tutto per semplici ragioni commerciali. Questo però non è corretto nei confronti dei consumatori, che se comprano Arborio devono avere Arborio e non a loro insaputa un suo surrogato! Non è corretto neanche nei confronti dei tenaci produttori di riso Arborio, il cui mercato è surclassato e condizionato dall’ingente offerta di Volano, che ne fa abbassare notevolmente la quotazione.

La legge italiana sul commercio interno del riso, deve a mio avviso essere rivista. Le peculiarità del nostro riso devono essere esaltate e non represse, ma soprattutto devono essere rispettati i consumatori.

 

Pubblicato su Tossic. 

La mia azienda: quanta pioggia!

Venerdì 9 e domenica 11 settembre, di pioggia né è caduta veramente tanta ed ho temuto per i raccolti. La preoccupazione è stata tanta, e gli interventi da eseguire, mi hanno impedito di documentare fotograficamente la situazione, che vedeva rogge e canali stracolmi uscire dagli argini. Fortunatamente la rete irrigua ha retto ed i danni sono stati irrisori. Le risaie, venerdì mattina completamente asciutte, sono state nuovamente sommerse dalla pioggia.

Pubblicato su Agricoltura.

La mia azienda: il riso Loto è il più vicino alla mietitura.

Il riso Loto, che ha un ciclo vegetativo di 135 giorni (è quindi un riso precoce), sembra essere tra le varie tipologie di riso coltivate nella mia azienda, quello che raggiungerà la maturazione prima. Il taglio dovrebbe avvenire verso il 20 di settembre. Il riso Loto, semplice da coltivare e discretamente produttivo, può essere utilizzato per qualsiasi preparazione, ma le sue potenzialità, vista la tenuta alla cottura e la capacità di assorbire i condimenti non ottimali, sono limitate, anche a causa delle dimensioni del granello, decisamente più piccolo rispetto a quello del Carnaroli.

Pubblicato su Agricoltura.

La mia azienda: risaie asciutte e Carnaroli quasi maturo

Le mie risaie sono ormai completamente asciutte (a fine agosto l’acqua viene fatta defluire attraverso apposite canaline di scolo). Il riso sta procedendo verso il giusto grado di maturazione. Il più pregiato dei risi che coltiviamo, il riso Carnaroli di Baraggia Biellese è ancora lontano dalla completa maturazione, è però in condizioni ottimali e si profila un buon raccolto soprattutto sotto il profilo qualitativo.

Pubblicato su Agricoltura. 

Alcune considerazioni sul riso.

Di seguito, un commento da me fatto, a seguito di molte perplessità espresse sui meccanismi italiani ed europei di aiuto all’agricoltura ed anche al settore riso.
In difesa dei risicoltori, chiamati in causa, è opportuno dire che questi, me compreso, sono in costante balia delle industrie trasformatrici, che sono loro a determinare il prezzo di acquisto. La borsa merci è solo un luogo di incontro e di minima contrattazione, tant’è che comunemente noi lo chiamiamo il mercato del riso. Il meccanismo del prezzo d’intervento non funzionava come è stato descritto nel post precedente, ora comunque di fatto non esiste più. Una parte considerevole del reddito di un risicoltore è data dalla PAC quindi a tanti verrebbe proprio da dire: “i soliti sussidi all’agricoltura”, ma non è così. Sembrano tanti soldi, soprattutto se sommati agli incassi relativi alla vendita del prodotto, ma non è così. I risicoltori, come gran parte degli agricoltori, sono solo pedine di un sistema, dove a pagare sono sempre loro (i risicoltori (per potersi permettere il Mercedes un risicoltore deve avere un’azienda del valore di almeno 2.000.000 di euro)). A guadagnare è soprattutto chi gravita e fa affari attorno all’agricoltura. Sarebbe opportuno chiedersi anche quali sono le dimensioni della fetta di ciò che il risicoltore incassa che finisce nelle tasche delle potenti multinazionali, o nelle casse dello stato. Di certo la risicoltura è in declino, in quanto i costi di produzione sono in costante crescita e le aziende piccole stanno scomparendo. E’ semplice dire che le aziende italiane sono in crisi perché non competitive sotto il profilo del prezzo, ma è leale la concorrenza che ci viene fatta dai produttori stranieri? Si, loro producono a costi inferiori, ma ci siamo mai chiesti come? Perché in Italia non è consentito coltivare come fanno all’estero? Perché noi rispettiamo i tempi di carenza e invece all’estero trattano sempre e consecutivamente? Ed il riso Asiatico, dove viene raffinato? E l’HACCP? Che trattamenti subisce per sopportare i lunghi viaggi in nave? Teniamoci stretti i prodotti della nostra terra, lo dobbiamo alla nostra salute e a quella dei nostri figli. I costi dei contributi all’agricoltura europea non sono poi così alti. Andiamo a confrontarli ad esempio con gli esorbitanti costi della politica.
Quanto al riso che abbiamo ora in Italia, è un lontano parente di quello asiatico, in quanto è il frutto della selezione fatta dai nostri ricercatori. La qualità, la bontà, la tenuta alla cottura del nostro riso, sono il frutto della mentalità e della cultura italiana. Risi come il Carnaroli, il Sant’Andrea, il Baldo, ecc. non hanno eguali al mondo. E’ anche estremamente facile da dimostrare.
Forse il riso asiatico è più buono perché arriva già condito. Il condimento, è però quello che si misura in p.p.m.

Pubblicato su Agricoltura.