La difficoltà nel reperire limoni italiani in supermercati ed ipermercati ha dell’incredibile. Pochi giorni fa è toccato a mia moglie Elisabetta in un grande ipermercato alle porte di Ivrea, tre tipologie di limoni, tutti di provenienza estera. Fortunatamente nel reparto bio un quarto tipo di limoni era Italiano. Tutto questo è assurdo, ma è ancora più assurdo che i consumatori italiani si facciano prendere in giro in questo modo. Se i limoni stranieri fossero di qualità superiore ai nostri tutto ciò sarebbe accettabile, ma fortunatamente non è così. I limoni italiani oltre ad essere qualitativamente decisamente superiori, sono anche più sani, in quanto subiscono meno trattamenti e nella maggior parte dei casi non li subiscono affatto. I limoni provenienti da Argentina e Sudafrica, devono subire lunghi viaggi per arrivare in Europa a costi accettabili, e come vengono conservati durante questi viaggi se non con conservanti chimici? In alcuni casi in Europa arrivano addirittura anche agrumi trattati con fungicidi vietati perché altamente tossici, come dimostra il sequestro avvenuto a Sciacca di 100 kg di arance sudafricane trattate con tiabendazolo (benzimidazolo ad azione fungicida, cancerogeno a dosi elevate, può ritardare la crescita ed avere effetti negativi sugli organi ematopoietici (non utilizzabile in Europa)).
L’interrrogativo finale è questo: qual è la logica di tutto ciò, visto e considerato che il prezzo di vendita è uguale, e che gli agrumi italiani oltre ad essere di qualità superiore, sono anche più sicuri? Non è forse che qualcuno (a caso) ha un maggior margine perché può ricaricare maggiormente la merce?