Monthly Archives: November 2005

OGM: dalla ricerca segnali tutt’altro che rassicuranti.

Mentre c’è chi cerca in tutti i modi di portare le coltivazioni Ogm anche in Italia, dalla ricerca emergono fatti inquietanti.

Il caso arriva dall’Australia, da una ricerca (mi pare di capire decisamente seria) fatta su piante di pisello ingegnerizzate per resistere agli insetti. Tutto sembrava perfetto, ma quando i piselli sono stati utilizzati per alimentare dei topi, questi hanno sviluppato un’infiammazione ai polmoni. Inoltre il problema potrebbe manifestarsi anche nell’uomo.

Credo che questo fatto sia la dimostrazione che di ricerca in materia di Ogm ne serve ancora molta. In molti stati invece credono di averne già fatta troppa.

 

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Tasse per chi inquina, anche Beppe Grillo ne parla.

Avevo tempo fa proposto su questo blog di tassare i prodotti al consumo sulla base dei costi reali di smaltimento, equamente ad ogni passaggio (ho affrontato l’argomento in ben tre post (link1, link2, link3)).

Mi conforta che anche Beppe Grillo, dalle pagine del suo blog affronti l’argomento, che è tutt’altro che banale. L’esempio di giornali e riviste, ormai tutti incellophanati con all’interno pubblicità di vario genere è azzeccato.

Chi produce o utilizza materiali che sono fonte di inquinamento (dalla quale ricava reddito), deve pagarne il relativo smaltimento.

 

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Magnaporthe grisea: disinformazione pro OGM attorno al più devastante fungo patogeno del pianeta.

Magnaphorte grisea, telomorfo di Pyricularia Oryzae è il patogeno che causa le più drastiche riduzioni di risorse alimentari a livello mondiale. Il mondo Biotech utilizza da anni Pyricularia a fini propagandistici, preventivando la creazione di varietà di riso transgeniche portatrici della resistenza al fungo.

Greenplanet riporta e commenta un comunicato dell’assobiotech che dice come grazie alla lettura del genoma di Magnaporthe grisea è stata rilevata una fragilità strutturale del corredo cromosomico che potrebbe essere sfruttabile biotecnologicamente per rendere inoffensivo il fungo.

Come sempre il transgenico viene posto come panacea, ma chi conosce bene Magnaporthe, non può far altro che sorridere di fronte a queste affermazioni.

Questi episodi di disinformazione hanno come unica utilità quella di creare false aspettative.

 

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Marsala Baglio Florio: superbo.

Mercoledì sera a conclusione di una veloce cena con l’amico Liborio, abbiamo degustato un superbo Marsala Baglio Florio del 1989.

E’ stata una cena alla “piemontese” accompagnata da vino e dessert siciliani. Siamo partiti con un’antipasto di carne cruda in Bagna Caöda accompagnata da verze del mio orto e da Grignolino d’Asti Carlin de Paolo. Non poteva poi mancare il mio riso Carnaroli, in un bel risotto al radicchio. Di secondo un semplice arrosto di carne nostrana, accompagnato da un’eccellente Cabernet Sauvignon Piconello Rizzuto. Infine un’assaggio di Toma della valle di Oropa, ed il Marsala con dolcetti di mandorle siciliani.

Un’ottima cena preparata in pochissimo tempo e con prodotti locali (lo dico soprattutto in riferimento alla crescente diffusione dei piatti pronti, da me detestati).

Strepitosi infine Grignolino, Piconello e Marsala, ma quest’ultimo mi ha letteralmente impressionato, superbo.

 

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Alemanno: assurde le sue dichiarazioni.

Alemanno, che ho molto apprezzato per la determinazione che ha dimostrato in questi anni, aveva bollato la protesta degli agricoltori di ieri come “demagogica”, affermando con presunzione che la risposta del governo a questa protesta è il piano straordinario per le filiere agroalimentari. Alemanno afferma anche la volontà di mantenere un clima di confronto per evitare che si apra lo spazio a proteste demagogiche che chiedono misure improponibili perché protezionistiche e assistenzialistiche.
Noi non chiediamo protezione e assistenzialismo, ed è inaccettabile che il nostro ministro dica questo. Noi chiediamo correttezza e lealtà. Non solo subiamo la concorrenza sleale degli stati stranieri (anche europei), subiamo anche lo strapotere della grande distribuzione e dell’industria agroalimentare. A questo si aggiunge l’assenza di rispetto della commissione europea, che è arrivata anche a condurre in gran segreto trattative (penalizzanti per la nostra agricoltura) con i nostri concorrenti asiatici (è il caso ad esempio dell’accordo tra la commissione europea e la Thailandia, che agevola l’introduzione in Europa di circa 400.000 tonnellate di riso lavorato).
Questa è demagogia Ministro Alemanno? Credo proprio di no! Anzi direi che sono i risultati di una poco proficua attività Ministeriale, che non ha saputo tutelare il settore agricolo ne a livello italiano (nei confronti di industria e grande distribuzione) ne europeo.
Lo dico a malincuore perché ho sempre creduto nelle qualità e nel valore del nostro Ministro, che sembrava aver finalmente interrotto quella serie di gestioni inconsistenti attuate dai governi precedenti.
Forse Alemanno sta affrontando la nostra situazione con troppa presunzione, chi beneficerà del suo piano straordinario per le filiere agroalimentari, il settore agricolo o quello industriale, che non esita ad approvvigionarsi di materie prime straniere lasciando marcire le nostre sui campi?
La risposta è scontata, ed è suffragata dai fatti accaduti anche in quest’ultimo anno.

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Bologna 8 novembre: l’agricoltura in piazza.

Eravamo in tanti ieri in piazza e per le strade della stupenda Bologna. Quasi tutti agricoltori, uniti sindacalmente nell’intento di esprimere il disagio e le preoccupazioni che stanno attanagliando il nostro settore. Chiediamo più rispetto del nostro lavoro, nel nome della lealtà. Lealtà che purtroppo non vediamo in molti dei nostri interlocutori, come alcuni componenti di industria e grande distribuzione, e nel comportamento della commissione europea.
Disappunto è stato unanimemente espresso nei confronti dell’unica forza assente, forse troppo presa dai propri interessi e dalla propria politica, ed anche nei confronti del Ministro Alemanno che aveva liquidato la nostra manifestazione come demagogica.
L’essere demagogico è però più una costante del politico che non dell’agricoltore, che pensa principalmente a lavorare senza perdersi in chiacchere. Infatti i molti agricoltori presenti (si parla di 100.000), non si sono fermati a lungo a godere dello splendore e dell’accoglienza di Bologna, ma sono tornati alle loro aziende in molti casi anche per eseguire gli ultimi lavori giornalieri.
Probabilmente è il Ministro a fare demagogia, forse a causa della sua incapacità di tutelare e dare sostenibilità al sistema agricolo italiano.

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Le Dop e le Igp verso la disfatta.

La Bresaola della Valtellina Igp è solo la punta dell’iceberg; a valle ci sono un’infinità di prodotti etichettati come tipici ma caratterizzati da disciplinari che consentono tutto, anche l’inganno. E’ un problema che non riguarda solo le denominazioni già registrate, ma anche e soprattutto quelle allo studio o in via di definizione. I progetti portati avanti da produttori e industriali, di questi tempi sembrano sposare in pieno il modello della Bresaola della Valtellina Igp. Ecco ad esempio che il progetto dell’IGP riso Valle del Po vorrebbe, per voce dei promotori etichettare come Igp e con il nome di Arborio anche il Volano, oppure etichettare il Karnak con il nome di Carnaroli ed Il loto col nome di Sant’Andrea,  ecc. (in parole povere risi diversi con lo stesso nome). Ma è solo uno dei tanti esempi, la volontà comune è quella di ottenere denominazioni protette senza vincoli da sfruttare al massimo.

Questa strada che alcuni hanno percorso e che altri cercano di percorrere è inaccettabile e rischia di danneggiare l’immagine e la serietà di tutti i prodotti tipici italiani.

Le Dop e Igp avrebbero dovuto imporsi come marchi di garanzia, a tutela delle produzioni tipiche italiane. In molti hanno deciso invece di sfruttarle esclusivamente per fini commerciali e per attingere a più finanziamenti, portandole però (soprattutto nel caso Igp) verso la disfatta.

 

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Italiani: i migliori anche nel cioccolato.

Il cioccolato fondente Amedei giudicato come il migliore al mondo.

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La bresaola della Valtellina IGP è fatta con carni sudamericane!

Un’articolo di Panorama titola: “tutti i bidoni nel piatto”.

L’articolo scrive che è lo stesso consorzio di tutela della Bresaola della Valtellina IGP ad ammettere che la produzione dei suoi associati (16000 tonnellate) si basa su bovini brasiliani (16000 tonnellate non  sono male, visto che noi 60 grammi in vaschetta li paghiamo 2,50 €).  Le carni in questione vengono macellate in sudamerica da dove viaggiano in vagoni refrigerati fino a Sondrio, dove vengono tipicizzate mediante salatura ed essiccatura.

A mio avviso la Bresaola della Valtellina è un prodotto tipico italiano solo se fatto con carne italiana.

Avevo già analizzato l’argomento in un precedente post, ma ora grazie alle conferme di Panorama, mi sento di attaccare questo sistema sbagliato che sta minando pesantemente l’immagine e la credibilità dei prodotti tipici, soprattutto quelli IGP.

E’ doveroso rimediare a questo errore con la modifica del disciplinare di produzione che deve richiedere l’utilizzo di carni bovine allevate in Italia.

Per intenderci bene, non si tratta di impedire la produzione di Bresaola con carni sudamericane. Chi vuole produrre bresaola con carni brasiliane lo faccia pure, ma la etichetti come semplice bresaola e non come Bresaola della Valtellina Igp. Mi sento di rivendicare anche il diritto del consumatore di conoscere in ogni caso la provenienza della carne utilizzata.

Resta infine da capire come abbiano potuto la Regione Lombardia prima e il Ministero delle Politiche Agricole dopo, approvare un simile disciplinare.

E’ questo il segnale di crescita dell’agroalimentare italiano? Una crescita fondata sull’inganno?

 

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