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Amazzonia, incendi, deforestazione e crescita economica.

E’ sempre tempo di incendi in Amazzonia e la preoccupazione per il “polmone verde” del pianeta cresce. Il fatto che sembra chiaro è che questa deforestazione aumenti le superfici agricole coltivabili e utilizzabili per l’ allevamento di animali. Di conseguenza la deforestazione dell’Amazzonia porta ad un aumento della Produzione Lorda Vendibile agricola del Brasile. Di fatto quindi la riduzione della foresta amazzonica contribuirà ad aumentare il PIL del Brasile.

Il mondo intero è preoccupato, non solo per l’ Amazzonia, anche altri polmoni verdi del pianeta Terra sono andati in fiamme durante il caldissimo mese di luglio 2019. Nella fredda Siberia ad esempio. Uno degli aspetti più inquietanti è che manchino le risorse per spegnere questi incendi vasti come intere regioni italiane.

La comunità internazionale da un lato riconosce l’ importanza di queste foreste per la salute di tutto il mondo ma dall’ altro pare non essersi attivata per tutelarle come bene di tutti.

Visti i modelli economici esportati in tutto il mondo basati esclusivamente su crescita e Pil, sembra proprio ridicolo pensare che tocchi esclusivamente agli stati coinvolti preservare queste preziose foreste. Gli stati oggi vengono valutati impietosamente solo sui loro dati economici. Il rating del Brasile è BB, leggermente meglio dell’ Italia ma molto distante dagli AAA di Germania, Svizzera, Canada e Australia. Appare per questo evidente che incendi e deforestazione non si fermeranno. La corsa alla crescita e al Pil è inarrestabile perché assoluta padrona di questa epoca.

Chiedere a paesi come il Brasile di tutelare per il bene di tutti le proprie foreste è irrealistico. Il Brasile deve come tutti crescere è può legittimamente ritenere di dover coltivare e utilizzare le proprie terre, come fanno tutti gli altri stati. Questo concetto può sembrare sbagliato ma probabilmente è il modello economico che tutti seguono ad esserlo.

La comunità internazionale investa nelle preziose foreste che ancora abbiamo sulla Terra e riconsideri i propri modelli di crescita. Il tempo che resta può sembrare molto ma non lo è affatto.

 

Per salvare lo stato ha senso far fallire le aziende?

E’ una domanda che mi pongo da anni e con assoluta certezza rispondo NO! Senza le aziende non c’è lavoro e senza lavoro non c’è sostentamento per il popolo.
Senza lavoro c’è solo miseria.

Questa domanda ha molta più logica di quanto possa sembrare, perchè chi in Italia ha deciso negli ultimi anni, l’ha fatto con la consapevolezza che alcune aziende non avrebbero retto alle misure adottate ed avrebbero chiuso.
Liberiamoci dall’idea che la chiusura di migliaia di attività sia stato esclusivamente un’effetto imprevisto determinato dalla crisi, dal crollo dei consumi e dalla sfortuna.
La chiusura di migliaia di attività è un prezzo che la nostra politica ha scelto di pagare nell’intento di salvare così lo stato.
Chi ha deciso era consapevole delle conseguenze; nei fatti e anche a parole (che ho sentito con le mie orecchie).

Ha ancora senso per un’azienda mantenere la produzione in Italia?

Lo spunto per questa riflessione mi viene dato dall’annucio di chiusura dell’impianto Alcoa di Portovesme in Sardegna. Alcoa è un’azienda americana e a Portovesme sostiene di avere un costo di produzione dell’alluminio che non è più competitivo e quindi sostenibile.
Il problema quindi è sempre lo stesso, i costi di produzione che uniti alla burocrazia e a tutta quella serie di difficoltà che le imprese incontrano per produrre in Italia creano un mix assurdo che sta facendo scappare tutte le aziende.
E’ lecito chiedersi se esista anche una sola ragione che possa spingere un’azienda a mantenere la produzione in Italia. E’ legittimo inoltre chiedersi se le misure adottate dagli ultimi governi non abbiano contribuito a creare questa situazione negativa in cui migliaia di persone continuano a perdere il proprio posto di lavoro.
Ricordo che le misure prese dal governo Monti erano state definite dalla Cancelliera tedesca Merkel “impressionanti”. Il problema è che lo sono state davvero, a tutto vantaggio di altre aree produttive in Europa ma a tutto svantaggio del popolo italiano che continua a perdere opportunità di lavoro.
Oggi non servono più parole e buoni propositi per uscire da questa situazione devastante. Servono fatti concreti. Senza le aziende, senza le attività commerciali, senza i piccoli artigiani, senza le aziende agricole, non c’è lavoro per il popolo e non c’è altro se non un inesorabile declino che non potrà che avere conseguenze drammatiche per la nostra società.

Un grande dispiacere, un negozio chiuso.

Questa mattina mi sono recato a Vercelli e contrariamente agli ultimi mesi ho fatto un percorso a piedi diverso. Ad un certo punto, quasi incredulo mi sono trovato difronte ad un negozio per me molto importante (soprattutto per il materiale fotografico) chiuso. Era un negozio di una discreta dimensione e molto assortito. Il titolare, persona molto competente, ha sempre saputo consigliarmi al meglio applicandomi sempre prezzi corretti e competitivi. Vedere questo negozio completamente vuoto con sulla porta un cartello con scritto: “chiuso per cessata attività” mi ha provocato un grande senso di sconforto.

Uno stato non può far morire le imprese.

Tasse, contributi, sanzioni.
Aziende che chiudono e la politica che cerca le “coperture” prelevando sempre dallo stesso pozzo ormai prosciugato.
La morte di molte imprese per opera di una politica sciagurata, irresponsabile e soprattutto presuntuosa.

La piccola proprietà.

La piccola proprietà costituisce le fondamenta di uno stato. Maggiore è il numero di piccoli proprietari e più la Nazione è stabile, forte e insensibile alla speculazione finanziaria.

L’Italia sta volando al tappeto ma c’è anche chi è pronto a festeggiare.

Quella i oggi è per l’Italia una delle giornate più lunghe e più tristi.
Tutti hanno ormai capito che siamo sull’orlo di un precipizio tranne la politica italiana e i suoi attori principali.
Sembra quasi che la politica viva in un mondo diverso dal nostro, un game dove si gareggia per conquistare il potere. La situazione economica con il dramma della crisi che si fa sempre più irreversibile ed i nostri politici che proseguono con quella ridicola conta di quei 3 o 4 numeri che tengono in piedi o buttano giù il governo.
E’ clamoroso ma prima di risolvere i problemi che ha la Nazione, unica ragione che ha spinto gli elettori italiani a votare sia chi si trova tra le poltrone di maggioranza e sia chi si trova tra quelle di minoranza, c’è sempre da conquistare il potere.
Il bene dell’Italia non viene mai prima della conquista del potere politico, sempre dopo.
E’ pazzesco poi che da almeno un anno una folta schiera di politici all’opposizione, compresi alcuni eletti nella maggioranza continuino imperterriti a chiedere il “passo indietro” a chi ha vinto le elezioni, senza considerare minimamente la possibilità di farne uno proprio di “passo indietro”, sempre per il bene dell’Italia.
Non c’è purtroppo sufficiente senso dello stato ed il dramma sta nel constatare che questa lacuna riguarda tutti.
Questa gente non ha però capito che le loro battaglie per il potere riguardano poco gli italiani che avrebbero il diritto di aspettarsi governi efficienti, duraturi e capaci di dare risposte all’Europa.
Questa gazzarra politica non ci riguarda, non ci rappresenta e ci sta facendo solo del male, soprattutto a livello economico, con le imprese italiane sempre più in difficoltà.
Vedo con amarezza che c’è anche chi è pronto a festeggiare, con panettoni e magari anche Champagne. Tanto, poco importa lo stato in cui versa la Nazione, c’è da vincere la battaglia politica.
Alla storia penso che consegneremo una delle annate politiche più assurde di sempre, proprio in corrispondenza di uno dei periodi economicamente più difficili e complicati per la nostra Nazione.
Io non mi sentirò mai rappresentato da questa gente, da questo parlamento che ha passato 5 anni a fare e disfare governi con innumerevoli salti di poltrona.
Sarebbe auspicabile una ventata nuova, politici giovani, coraggiosi e col carattere di alcune gloriose personalità del passato ma sono sogni. Si dovrà correre al voto, si dovrà farlo in fretta e saranno pochi i nomi nuovi nel prossimo parlamento, soprattutto tra i leader.

Il rischio referendum sugli aiuti UE e il conseguente rischio default della Grecia hanno aiutato l’Europa.

Il Governo greco per un paio di giorni è stato fermamente deciso, l’idea era quella di fare un referendum popolare sugli aiuti dell’Unione Europea. Se è ovvio che l’UE non concede aiuti senza risposte politiche precise e garanzie di taglia al debito non è sembrato a tutti altrettanto ovvio che il popolo greco chiamato a decidere optasse per accettare gli aiuti anche a costo di sacrifici.
L’eventuale esito referendario contrario agli aiuti, un’opzione certamente probabile al pari di quella contraria, ha spaventato un po’ tutti in Europa perchè avrebbe avuto come conseguenza il default, il fallimento dello stato greco e la conseguente uscita dall’Euro.
In caso di default i titoli di stato greci avrebbero eguagliato i famigerati bond argentini, con gravi perdite per parecchi soggetti o stati in Europa.
Questo fatto ha fatto capire, soprattutto ai Leader europei dei paesi più esposti al debito greco che la corda si può tirare ma non troppo.
L’Europa ne ha tratto beneficio.

Sporche guerre. Messi da parte fucili e bombe oggi si combatte in borsa.

Oggi le battaglie si fanno in borsa. L’arma più efficace è il soldo virtuale, proprio quello che nella vita reale non conta niente perchè se non hai soldi non puoi comprare nulla. In borsa invece con il denaro virtuale qualcosa ci puoi fare e questo ci dice chiaramente di quanto il sistema sia irreale.
Questo meccanismo irreale ha però il potere di mettere in ginocchio persone, aziende e stati.
Altri li chiamano giochi di potere, io invece le chiamo sporche guerre, per nulla diverse da quelle di liberazione o dei portatori di democrazia che guarda caso vengono sempre fatte contro stati economicamente interessanti.
Siamo in guerra e la cosa più sconcertante è che gli italiani non hanno ancora capito che il nemico prima di tutto arriva da fuori.
Forse quando la guerra che da mesi ci stanno facendo contro ci avrà definitivamente abbattuto torneremo ad essere uno stato che insegue un’obiettivo comune.

Attacco all’Italia!!! L’Europa ci vuole al tappeto!

E’ ormai evidente anche agli occhi meno esperti che l’Italia sia sotto attacco. Non so se chiamarlo speculativo o in altro modo, ma si tratta di un attacco tremendo al nostro paese. L’europa, dove la e è volutamente minuscola, l’unione di stati in cui abbiamo messo il nostro futuro, latita o meglio non fa nulla per arginare l’attacco economico senza precedenti che stiamo subendo.
Non c’è ragione che possa spiegare questa vendita in massa di Titoli di stato italiani da parte di entità di quell’europa in cui, ribadisco, abbiamo riposto il nostro futuro. Non c’è ragione se non quella che sia proprio l’europa stessa a volerci al tappeto. Manca poco e sarà bailout anche per l’Italia, il rendimento dei btp decennali è vicino al quel 7% che è considerato un po’ da tutti come il punto di non ritorno.
Non c’è speranza, non è questioni di misure anticrisi, di politica o di governabilità, i nostri “amici” europei pare abbiano proprio deciso così e vogliono l’italia al tappeto. Quel punto percentuale dal 6 al 7% lo chiuderemo in fretta, in molto meno tempo rispetto a Grecia, Irlanda e Portogallo, nonostante il nostro rapporto debito/pil sia ben altra cosa rispetto a questi stati. Arriveremo presto al 7%, il punto di non ritorno perchè è li che ci vogliono far arrivare.
Ci aspettano tempi duri ma forse torneremo ad essere una Nazione, riprenderemo a lottare tutti uniti per il nostro futuro.
L’europa delle banche dal canto suo avrà quello che voleva ma temo non abbia fatto i conti con il popolo italiano e la sua caparbietà e raccoglierà quello che avrà seminato.
Forse l’Italia dovrebbe concentrarsi su altri orizzonti, magari quelli dei paesi emergenti come Cina, India e Brasile, senza trascurare la Russia e altre realtà che potrebbero investire nel nostro futuro. Questo perchè se c’è una cosa certa è che noi italiani un futuro ce l’avremo, a costo di grandi sacrifici ma ce l’avremo.
Guardino bene anche al futuro dei loro paesi quei politici “europei” dalla risata facile, la notte arriva per tutti.