La Politica Agricola Comune (PAC) non è democratica.

Ho già accennato dell’incredibile difformità nell’attribuzione dei titoli provenienti dalla riserva nazionale e soprattutto del loro importo, praticamente dimezzato. Ora mi trovo a dover commentare un’altra situazione incresciosa che riguarda il trasferimento dei titoli stessi.
Prima è doveroso fare alcune precisazioni inerenti il trasferimento dei titoli, perché questa procedura, al fine di alimentare la riserva nazionale, prevede per i primi tre anni la riduzione del 50% dell’importo e in seguito del 30%. Queste riduzioni vengono giustamente abbattute nel caso di un agricoltore che intraprenda l’attività, e fin qui bene, il problema è però per gli agricoltori che hanno intrapreso l’attività dopo il periodo di riferimento, e cioè dal 2003. Questi agricoltori, oltre a non aver avuto la possibilità di maturare titoli, né quella di acquistarli a condizioni agevolate quando hanno intrapreso l’attività, si ritrovano ora o a doverli acquistare con la riduzione del 50%, o a doversi accontentare di quelli provenienti dalla riserva, che di fatto sono anch’essi ridotti del 50%.
Riduzioni di questo tipo sarebbero in grado di prevaricare sviluppo e sopravvivenza di qualsiasi azienda, comprese quelle consolidate.
Come dire: Giovani, cambiate mestiere.
Infine non mi resta che ribadire ancora una volta il concetto:
la riforma della PAC è incredibilmente a favore dei latifondisti e di chi non svolge la professione di agricoltore. La nuova PAC non aiuta i giovani, anzi li pone in una condizione di inferiorità tale da prevaricare il loro futuro nel settore agricolo”.

Pubblicato su Agricoltura. 

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