Da anni mi occupo della valorizzazione del riso della mia zona. L’ho fatto sostenendo e lavorando in prima persona per due iniziative: riso Sant’Andrea Piemonte DOP e IGP riso di Baraggia Biellese e Vercellese. Il mio impegno è dimostrato dal fatto che la mia azienda, oltre a produrre riso seguendo i disciplinari di entrambe le denominazioni, è stata la prima ed al momento l’unica a certificare il proprio riso come riso di Baraggia Biellese e Vercellese. Attualmente utilizzo la protezione transitoria e chissà quando potrò utilizzare il marchio IGP. Pensate che è da più di 5 anni che abbiamo inoltrato le domande al Ministero delle Politiche Agricole e adesso siamo ancora in fase di stallo in Comunità Europea.
Cosa mi spinge però a scrivere? Mi spinge il fatto che mentre noi siamo fermi tutto il mondo risicolo Piemontese e Lombardo (comprese le grandi industrie del riso) si sta mobilitando per un’iniziativa analoga e di vaste proporzioni.
E’ un problema questo? Assolutamente no! Sono un profondo sostenitore della necessità che ha il riso italiano di essere differenziato con l’ausilio delle denominazioni. Ma c’è modo e modo!
In questo momento, mi baso esclusivamente su indiscrezioni fornitemi da tecnici che hanno partecipato allo studio del disciplinare, che verrà presentato al Ministero la prossima settimana. Al di la del fatto che io, essendo membro del consiglio direttivo della Confagricoltura di Vercelli e Biella, oltre che membro della sezione regionale di prodotto riso di Confagricoltura, forse avrei dovuto avere la possibilità di poter consultare il disciplinare prima della sua presentazione, nutro dei dubbi sulla qualità dell’iniziativa, per la presunta assenza di una regolamentazione ben precisa sull’utilizzo delle varietà di riso.
La preoccupazione mia, è che si arrivi a permettere, la commercializzazione di una varietà di riso per un’altra (ex. Volano venduto come Arborio anche se biologicamente e morfologicamente diversi).
Il problema l’ho già affrontato in un precedente post (vedi riferimenti) e mi sta molto a cuore, io sono per la qualità assoluta, che si ottiene solo con le varietà migliori, e non con quelle più rustiche. Varietà come l’Arborio ed il Carnaroli, hanno fatto la storia ed il prestigio della risicoltura Italiana, e finchè possono essere coltivate senza problemi, non meritano di essere svilite, solo perché ad interessare è solo il loro nome, e non la qualità superiore che dimostrano.

Pubblicato su Agricoltura. 

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